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lunedì 8 dicembre 2014

I Soliti Noti: storia complicata di un'espressione pessimista

Comprendere il linguaggio dei giornalisti italiani, certe volte è complicato. Cerchiami di capire perché.

Vi ricordate gli "strilloni"? Erano quei personaggi che vendevano i giornali agli angoli delle strade e che gridavano con tutta la loro voce i titoli più sensazionali: quelli che avrebbero fatto nascere la curiosità dei lettori.
"Ultime notizie! Francesco Ferdinando d'Asburgo e Sofia uccisi a Sarajevo! Comprate il giornale!"
 
Chissà, forse questa specie di "tradizione" ha fatto storia, forse certi giornalisti non si sono mai scollati di dosso il riflesso di provocare sensazioni forti...
Sta di fatto che ancora oggi, nei titoli dei giornali italiani si usano molto delle frasi ad effetto, spesso anche a scapito della chiarezza, per chi non conosce le situazioni a cui si allude.
Mi sembra di poter dire che la ricetta con cui viene preparato un titolo è la seguente:
- prendete un fatto di cronaca "interessante" per la vendita del giornale,
- pensate ad un'allusione per chi già conosce gli antefatti,
- utilizzate per questa allusione un titolo famoso: un libro, un film, una canzone... qualsiasi cosa, basta che faccia eco nelle menti dei lettori
- se possibile cambiate leggermente questo titolo.
 
Quindi, un giorno, leggendo il giornale, trovate un titolo come questo:

Per prima cosa va detto che in italiano si dice "mondezza" (rifiuti), mentre "monnezza" è romanesco. Già questa scelta, per un titolo di giornale, è da commentare, perché slittare su un linguaggio dialettale serve a rendere più volgare e triviale il concetto di "rifiuti".
Ma poi, che cosa sono i "soliti noti"?

Dovete sapere che nel secondo dopoguerra, insieme alla corrente cinematografica del neorealismo, nacque la cosiddetta "commedia all'italiana", di cui il film "I soliti ignoti" di Mario Monicelli è l'esordio ufficiale: la storia di un furto ad una banca non riuscito, finito con un piatto di pasta e ceci come unico bottino. Questo film sembra avere una sorta di tesi: la cronaca ufficiale, quella che si legge sui giornali in veste pomposa, ha un'origine nella vita della gente normale: la vita quotidiana, quella fatta di panni da lavare (scena con Totò), bambini da sorvegliare e biberon da dare (scena con Mastroianni); sotto i grandi fatti che fanno la storia (come ad esempio la rapina di una grande banca e le ragioni del suo fallimento) ci sono le motivazioni spicciole della gente comune: se il personaggio interpretato da Vittorio Gassman rinuncia a rubare la chiavi dell'appartamento è perché si è innamorato davvero della ragazza che fa la donna di servizio e non la vuole mettere in difficoltà.
La definizione ufficiale della commedia all'italiana è dunque "trattare con termini comici, divertenti, ironici, umoristici degli argomenti che sono invece drammatici" (Maurizio Grande, La commedia all'italiana, Bulzoni, 2003 p.224, citato in  http://it.wikipedia.org/wiki/I_soliti_ignoti).
Ma oltre a questo, "I soliti ignoti" in particolare fornirà un mattoncino in più a quell'idea delle imprese fatte "all'italiana", in cui si fanno grandi preparativi che poi si risolvono in una bolla di sapone.
I "soliti" ignoti: perché i ladri non verranno ritrovati e puniti, come al solito. Tutto sommato, è italiana anche la Polizia...

Perché, allora, i "soliti noti" si aggiudicano gli appalti per lo smaltimento dei rifiuti ("mondezza")?
Ebbene, per gli stessi motivi, con la sola variante che stavolta si sa benissimo di chi si tratta, ma (come al solito) non si riesce a fare una gara d'appalto seria.

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